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UN GATTO SENZA VANITA' di Nicoletta Nuzzo
CATALOGO LIBRI #libri, #letteratura, #gatto, #vanità
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Questo di Nicoletta Nuzzo è un raffinato percorso di iniziazione, dove il gatto Ugo si pone come il gatto Bimbo nell’ ultimo quadro di Paul Klee, suo testamento spirituale, a “Custode della Soglia” fra Nicoletta, amica e complice, e il Mondo dell’Oltre. Quel Mondo del Sogno e delle Presenze Ispiratrici invisibili per conoscere il quale il prezzo da pagare è la solitudine.
Tutti gli artisti lo conoscono. è il mondo delle “Onde”, come lo chiamava Louis-Ferdinand Céline, quello che, secondo lui, era aperto solo alle donne, ai bambini e ai gatti.
Dalla Prefazione di Marina Alberghini
In Copertina, Angelo della morte, 2000 ©Pina Nuzzo
acrilico su tela, cm. 60x73
«Adesso non riesco a fare quello che è necessario per sentirmi a posto, prima la preparazione prendeva molto spazio e si allargava e sconfinava su tutto: oltre me e la mia volontà, oltre gli altri e i loro desideri per me. Ogni giorno era come il trapezio del circo: da un’estremità all’altra il vuoto e io, prima del salto, dovevo preparare, tessere la rete per eventuali cadute. Ogni giorno una rete: non c’era memoria e si ricominciava di nuovo. La sensazione che mi è rimasta addosso non è quella della vertigine ma quella dell’attesa davvero estenuante su uno spazio piccolo, su quella lingua di legno sospesa dove non ci si poteva muovere, bisognava prepararsi in piedi. Non ci si pensa ma quanto ci si stanca a fare tutto in piedi! Pazienza e testardaggine sono però una miscela esplosiva, l’attrezzatura più adatta per avventure estreme come quella di sentirsi a posto, ma lo sei solo per un po’ e appena te ne accorgi si sbaracca e di nuovo si ricomincia. Il vero bisogno è quello di sentirsi al limite, disperdere le energie, fare il vuoto. Adesso no, c’è meno pazienza e lasci andare… dopo anni lasci andare perché quando quella sofferenza diventa come un figlio grande capisci che bisogna fare un passo indietro e come un figlio lasciarla andare… tutta la fatica e i sacrifici avranno gambe e testa per girare il mondo, per fare altri incontri, per diventare altro da te».
Tutti gli artisti lo conoscono. è il mondo delle “Onde”, come lo chiamava Louis-Ferdinand Céline, quello che, secondo lui, era aperto solo alle donne, ai bambini e ai gatti.
Dalla Prefazione di Marina Alberghini
In Copertina, Angelo della morte, 2000 ©Pina Nuzzo
acrilico su tela, cm. 60x73
«Adesso non riesco a fare quello che è necessario per sentirmi a posto, prima la preparazione prendeva molto spazio e si allargava e sconfinava su tutto: oltre me e la mia volontà, oltre gli altri e i loro desideri per me. Ogni giorno era come il trapezio del circo: da un’estremità all’altra il vuoto e io, prima del salto, dovevo preparare, tessere la rete per eventuali cadute. Ogni giorno una rete: non c’era memoria e si ricominciava di nuovo. La sensazione che mi è rimasta addosso non è quella della vertigine ma quella dell’attesa davvero estenuante su uno spazio piccolo, su quella lingua di legno sospesa dove non ci si poteva muovere, bisognava prepararsi in piedi. Non ci si pensa ma quanto ci si stanca a fare tutto in piedi! Pazienza e testardaggine sono però una miscela esplosiva, l’attrezzatura più adatta per avventure estreme come quella di sentirsi a posto, ma lo sei solo per un po’ e appena te ne accorgi si sbaracca e di nuovo si ricomincia. Il vero bisogno è quello di sentirsi al limite, disperdere le energie, fare il vuoto. Adesso no, c’è meno pazienza e lasci andare… dopo anni lasci andare perché quando quella sofferenza diventa come un figlio grande capisci che bisogna fare un passo indietro e come un figlio lasciarla andare… tutta la fatica e i sacrifici avranno gambe e testa per girare il mondo, per fare altri incontri, per diventare altro da te».
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