In copertina AEQUILIBRIUM PANDORA cm 40x40 di Roberto Giavarini
Una lettura che rimanda ai sapori di una vita in cui i colori ed i silenzi si alternano alle emozioni più sincere. Francesco e Michela si incontrano in momenti cruciali della loro vita ed insieme ricominciano a vivere alla luce dell’alba. L’uno asciuga il dolore dell’altro, l’uno ascolta il battito del cuore dell’altro che torna ad essere regolare, armonico alla vita stessa. La struttura del libro è libera, come i versi ed i pensieri che vi ritroviamo. Essi si alternano come se il lettore venisse portato da un ottovolante sulla panoramica dell’esistenza più viva e pulsante. La presenza della figura femminile nel libro predomina, lo stesso Francesco nelle sue poesie ne esalta la forza, quasi a voler sostenere a spada tratta le donne. Michela invece ci conduce in un mondo interiore che, per chi ha letto Ruvide Carezze, il suo primo libro di poesie, già ha imparato a conoscere ed amare. Un filo conduttore si snoda nelle sue poesie, l’amore per la vita nonostante tutto. E indirettamente, attraverso il vento che scuote l’anima della poetessa, ci rivela il segreto della sua vittoria personale. Il senso di abbandono, la forza di rinascere e ricominciare, accomuna le due anime del libro. Mentre in Francesco predomina un senso razionale del quotidiano vivere, con richiami ad un senso di giustizia che manca nella società odierna, in Michela il sogno, il miracolo, la luce, l’irrazionale diviene ragione di vivere e sopravvivere. I versi corrono lungo le poesie quasi attratti da una forza centripeta che trova il centro in un amore nuovo, genuino e puro. La natura testimone dei luoghi silenziosi e meditativi dei poeti con Michela e Francesco assume nuova entità. La natura e gli elementi che la contraddistinguono ora diventano partecipi di un dolore sottile e affilato che gli argini dei versi faticano a contenere. Michela ha una dote rara, parlare di se stessa delle proprie storie, delle proprie esperienze come se si facesse carico di tutte le storie degli altri, le sue poesie sono storie di vita vissute tra lacrime e sofferenze, ma anche di squarci di cielo di un azzurro assoluto. Alcuni componimenti sono flash esistenziali,vergati nell’impercettibilità di non avere molto tempo, come se i due poeti sentissero la finitezza della vita sovrastarli. Leggendo la silloge poetica, si percepisce una presenza esterna, un essere che silenzioso guida e protegge, che sia Dio, che sia un angelo, che sia la natura stessa non è dato saperlo, ma non vi è dubbio che in tale opera, la poesia diviene il tramite tra le forze della natura. Tale costante si manifesta attraverso le parole della poetessa, essa stessa diviene fulmine, diviene tuono, diviene vento. Il lettore immerso in una metamorfosi dell’essere umano attraversato dalle scariche poetiche di Michela, una donna che vince sulla morte, sul passato pur non potendolo dimenticare. E mentre in Michela dal centro di un “Io” che ha sofferto ci si proietta verso la luce di un’aurora più serena, nella poesia di Francesco, la gioia, il perdono, un senso di cura e protezione per l’umanità ferita divengono la forza che muove le sue parole e pensieri. I due autori hanno “scalato le stelle”, hanno “ con fili di lacrime tessuto un aquilone”, hanno ridato vita al proprio giardino interiore e lo donano al prossimo, lo affidano ai bambini, al futuro roseo dei loro pensieri sgombri di angosce. Insieme hanno “Sfiorato l’Aurora”
Luca Santilli
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