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Tolkien asseriva che la realtà interior e di uno scrittore fosse così diversa dagli avvenimenti della sua vita che descriverli ed enumerarli non aiuta affatto a comprendere la sua opera e il suo pensiero. 1 Per tale r agione, nella seguente ricerca, preferisco rifarmi ai testi che ci ha lasciato, e per me glio comprenderli, mi propongo d’attingere agli studi critici da lui elaborati parallelamente alla sua opera creativa. Tolkien non si considera “un inventore di storie, ma uno scopritore di leggende”, e fa di tutto per indurci a credere che scoprì ed elaborò “la struttura di leggende più o meno connesse comprendenti temi elevati, cosmogonici e fiabe romantiche.” 2 Nel prologo della trilogia Il Signore degli Anelli, ci assicura che “il racconto della fine della terza era è tratto essenzialmente dal Libro Rosso di Westmarch… Originariamente fu il diario privato di Bilbo, da lui riportato a Rivendell. Frodo lo riportò nella sua terra originaria insieme a molti fogli sparsi di un quaderno che egli riempì quasi completamente col racconto della guerra…” 3 Come studioso della letteratura medievale britannica ed europea Tolkien esplora mondi immaginari quali la Middangear (terra di mezzo) di Beowulf, i cosmi sinistri e brutali della Valsunga Saga e il regno freddo e amaro delle Eddas. Tutti questi mondi ebbero influenza sulla sua immaginazione ivi dimorando per molto tempo fino a germogliare trasformati in un nuovo mondo: la Terra di Mezzo de gli Hobbits.
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