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Introduzione dell'autrice
La donna esiste come intellettuale in misura rilevante solo dall’inizio del Novecento. Il pensare avrebbe avuto una vita diversa se le donne da più di 2000 anni avessero contribuito a pensare? Così scrive Christa Wolf. Immane spreco per l’evoluzione di tutte/i, tanta rabbia e preoccupazione perché l’assenza di lingua può diventare rapidamente
assenza dell’io.
Ma le donne hanno saputo mantenere un mutismo vivente uno spazio interiore e lì inarrestabili
come formiche portare le loro bricioline di terracorpo e con quelle arrivare all’amalgama della parola.
Dunque un luogo “separato” dove rinnovare il patto con le forze del corpo. Pietrificare qualcosa che ci opprime per studiarlo e trovare l’antidoto.
Così anche per me. Anche un ostacolo può diventare un riparo per concentrarmi su di me, per capire quello che sento invece di quello che devo sentire. Quel misto di mostruoso e greve istinto di sopravvivenza mi segue come una colpa ed è diventata la cosa con cui ho dovuto combattere ma anche accettare perché era pur sempre una parte di me.
Penso ci sia un legame tra la cosa e la scrittura e per questo, di quello che le donne scrivono, mi fa vibrare quella corporeità che s’intreccia con il simbolico.
Le donne per motivi storici e biologici sperimentano una realtà diversa da quella degli uomini e da secoli fanno parte di chi è dominato, la lingua delle donne è diversa perché risente di un corpo cavo/ diverso.
E forse è bene che dica subito che il corpo e la psiche di una donna hanno caratteristiche diverse da quelle di un uomo. Per cui perché non bisognerebbe parlare di specificità della scrittura femminile?
La scrittura delle donne è scrittura d’esperienza. Niente viene lasciato fuori dalla porta ma è dentro ad una parola che mette in campo corpo, mente, affettività. È l’ordine del discorso maschile che ha sottratto la materialità dalle parole e ne ha fatto un ordine astratto, tutto intellettuale. E allora adesso si capisce che io ho bisogno di parole diverse non indifferenti al mio corpo di donna.
Così forse si può capire la specificità del linguaggio femminile, di quello scrivere delle donne che non si capiva che cosa fosse. La lettura di questo libro viaggia per le parallele della cosa-io e della cosa-scrittura attraverso le riflessioni che ho scritto per alcune poete.
Con questo doppio registro ho seguito: Pina Nuzzo sul corpo delle donne, Anna Buoninsegni, Eleonora Federici, Antonella Giacon, Costanza Lindi, Goliarda Sapienza e Silvana Sonno sulla soggettività femminile, Angela Chermaddi, e Christa Wolf sul tema del Divino, Elina Miticocchio e Federica Ziarelli sul Panismo, Cristina Del Torchio, Emanuela Monda e Tommasina Soraci sul rapporto madre-figlia/o, le filosofe Marisa Forcina, Luisa Muraro sul pensiero della differenza sessuale e la filosofa Maria Zambrano sulla parola incarnata.
Quello che ho guadagnato da questo percorso personale non è esclusivamente mio, ma è a disposizione di ogni altra donna.
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