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Postfazione a cura di Angelamaria Golfarelli
“Che ora è? – Sì, sono felice, / e mi manca solo una campanella al collo / che su di te tintinni mentre dormi. …” (da “La torre di Babele” di Wislawa Szymborska)
Nella raccolta “SETTESTORIE per una settimana gentile”, Clara Ghelli esprime, in uno stile quasi fiabesco, situazioni reali ammantate di quel delicato afflato nascosto che identificano una personale attitudine a produrre immagini quasi poetiche che, come la sua pittura, ci inducono a sognare. E la scelta di far introdurre queste mie parole da alcuni versi della grande poeta polacca, premio Nobel per la letteratura nel 1996, non è affatto casuale. Ciò che le mette in relazione è infatti la garbata e delicata scrittura che entrambe esprimono nel narrare e rendere protagoniste della loro scrittura “le piccole cose”. Così come la Szymborska trova, nel descrivere, oggetti quotidiani o oggetti insoliti trasferendoli in versi o in collage, Clara Ghelli esprime la sua sensibile visione dell’immaginario realizzando opere pittoriche piene di delicati colori o racconti che, come in questa raccolta, ci parlano di soggetti quotidiani che assumono l’essenza magica e celata di chissà quale personaggio la nostra lettura potrebbe immaginare. Morgana (la gatta), a cui l’autrice dedica ben due racconti, può inizialmente essere scambiata per una persona – di cui per altro mantiene alcuni comportamenti – ma, anche quando scopre la sua reale natura, non rivela mai esplicitamente le tutte sue intenzioni. E si fatica a non immaginarla in quei ruoli di “protagonista” che le favole raccontano. E così, attraverso la sua raffinata umanità, riscopriamo emozioni reali come il dolore dell’abbandono. Sondando, subito dopo, quell’indomabile spirito avventuroso che la sua indole felina invece reclama. Per non parlare del divertente incontro/scontro che si compie quando, complici le ante aperte di un armadio, Morgana si trova di fronte una sconosciuta “rivale pelosa”. Diversa è invece la storia di Camilla (la cagnolina bassotta) che, amica fedele di Patty, quando la signora si ammala gravemente, si fa carico di tenerle compagnia e di confortarla come né il marito (sempre fuori per lavoro) né il figlio (impegnato con gli studi) possono fare ed è così investita da questo ruolo accudente che 7 7 --- . persino le passeggiate all’aperto le diventano spiacevoli. Ma poi Patty guarisce ed è Camilla ad ammalarsi prima in maniera più leggera poi molto gravemente. L’epilogo è triste, ma anche con le ali la cagnolina, dal cielo, non smette di guardare la sua amica Patty che non sapeva darsi pace per la sua perdita. Fino a quando però... Ma non ci sono soltanto storie di animali domestici in questa delicata settimana di storie. A prendere vita e voce arrivano una vecchia cassapanca, i polverosi figurini riposti fra le pagine di un grande libro da sarto, la storia d’amore fra Wanda e Pirullo, fino a quella del giovane e abbandonato abete che, contro ogni previsione, diventa il prezioso Albero di Natale che rallegra una famigliola alle prese con il trasloco e che, dopo essere stato parte della famiglia per diversi anni, torna al bosco e riprende il suo ruolo accogliendo amorevolmente un piccolo passero che aveva perduto il suo nido. Tutte queste storie ci narrano, con l’atmosfera di una favola antica, quella straordinaria magia che i racconti fantastici sanno donarci, consentendo ad ognuno di noi (grandi o piccini che siamo) quella necessaria fuga dalla realtà che, seppur attraverso personaggi che ne fanno parte, libera verso una dimensione ingenua e pura che riconduce all’infanzia. Sì, perché per le favole non c’è un’età. Le favole si ascoltano volentieri (o si leggono), come si usa dire, da zero a novantanove anni, e questi brevi racconti di Clara Ghelli, con le loro delicate atmosfere sognanti, possono davvero riempire sette sere di gentili parole ed offrirci con la poetica delle sue immagini la spinta per ritrovare dentro di noi quel fanciullo così caro ai poeti, che tutti i favolai sanno sempre risvegliare.
Angelamaria Golfarelli
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